MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ' CULTURALI
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA TOSCANA
SCHEDA D 4 - LA RELIGIONE (Dia 1-19)
Penetrare nell’ideologia religiosa di un popolo è sempre molto difficile e lo risulta ancora di più
se si tratta di una civiltà scomparsa, di cui non possediamo fonti dirette ma soltanto l’eco trasmessa dapopoli venuti in contatto con essa.
Gli autori latini (ad esempio Livio, Historiae, V,1, 6) presentano gli Etruschi come un popolo
molto religioso. Infatti essi, a differenza dei Greci e dei Romani, avevano una fede profonda nel desti-no e nell’impossibilità di mutare la volontà divina (sugli dei etruschi, v. D 4-1). Se i Greci, pur creden-do fermamente al Fato, confidavano ugualmente nella capacità dell’uomo di opporsi o di mutare inqualche modo il proprio destino e i Romani tendevano a risolvere il rapporto uomo/dio instaurando undiscorso quasi giuridico, gli Etruschi, invece, vincolavano strettamente l’essere umano di fronte alvolere della divinità. L’uomo doveva cercare di comprendere le leggi prestabilite dagli dèi e vivere inconformità con queste. Perciò, era necessario rispettare nei minimi particolari regole di condotta spes-so espresse in osservanze rituali. La volontà degli dèi si mostrava nel mondo materiale attraversoprodigi; stava all’uomo osservare e interpretare correttamente tali segni (Seneca, Questiones Naturales,II, 32, 2). A ciò erano preposti gli aruspici, interpreti dei prodigi che avvenivano sulla terra e di conse-guenza guide per gli umani in quei riti, graditi agli dèi, che potevano placare la divinità stessa erenderla intermediaria tra l’uomo e il destino.
I prodigi potevano manifestarsi sotto vari aspetti (fulmini, eventi naturali: v. D 4-2) e rimandare al
mondo vegetale e a quello animale. Al primo appartenevano arbusti e alberi ripartiti in categorie oppo-ste: arboresinfelices, che recavano funesti presagi (come gli arbusti dalle bacche nere e dalla linfarossastra) e arbores felices, apportatori di buone notizie (come gli alberi da frutto e quelli che avevanouna linfa bianca).
Nel mondo animale, ad esempio, le api erano considerate funeste, in quanto simboleggiavano
l’autorità regia (Cicerone, De haruspicum responso 12, 25) e così pure il leone, il lupo, gli uccelli dapreda e gli uccelli notturni. Erano considerati come auspicio favorevole gli animali domestici, e so-prattutto il cavallo. Altri invece, come il serpente, erano ritenuti fonte di prodigio di valore diverso aseconda delle circostanze.
Dalla lettura di questi fenomeni, che si manifestavano per volere degli dèi e dalla loro interpreta-
zione, è nata l’ “etrusca disciplina”. Quell’ “etrusca disciplina” (ossia la scienza divinatoria) che, pro-prio per l’interesse che ha suscitato tra i Romani, costituisce certamente l’elemento della religioneetrusca che ci è meno ignoto.
Anche personaggi della storia, come l’imperatore romano Claudio, si preoccuparono di racco-
gliere informazioni su questa “scienza” etrusca che riguardava l’interpretazione dei fenomeni naturali. Tacito, negli Annali (XI, 15), riporta proprio il discorso che Claudio stesso fece al Senato per convin-cere quest’ultimo ad affidare ai pontefici, le massime autorità religiose dello stato romano, lariorganizzazione della scienza aruspicina. Questa “disciplina” si era formata nei secoli e solo grazie adalcuni scrittori latini ne conosciamo i contenuti e talvolta interi passi. Seneca, nelle Questioni Natura-li, assume da Aulo Cecina; Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, attinge dal repertorio etrusco
J. Heurgon, nel suo libro La vita quotidiana degli Etruschi, nota come, a differenza di quelle
greca e romana, l’etrusca fosse una religione “rivelata”. Infatti, la leggenda raccontava come Tàges(pron. Tàghes), un vecchio saggio con l’aspetto di bambino, fosse saltato fuori da un solco fatto dalvomere di un contadino. Tutti gli abitanti dell’Etruria sarebbero venuti in massa ad ascoltarlo e atrascrivere quanto da lui proferito. Da qui sarebbero nati i cosiddetti Libri Tagètici, conosciuti a Romagià nel II secolo d.C. dai filosofi che si occupavano di esoterismo (Apuleio stesso aveva scritto un libroper interpretare i poemi di Tages). Ma le versioni riguardo a questa religione rivelata sono diverse:talvolta il profeta assume il nome di Caco, un’antica divinità italica; qualche altra volta, la profeziaappare invece “svelata” da una ninfa di nome Vegòia. Al tempo di Cicerone, i Libri Vegonici furonotrascritti in latino e di questi un frammento è giunto fino a noi.
E’ proprio a questo tipo di “verità rivelate” che i Romani facevano presumibilmente riferimento
quando parlavano di “etrusca disciplina”. A Roma tale “scienza” fu molto apprezzata nei suoi insegna-menti, soprattutto nella pratica dell’aruspicina, anche se parte del ceto romano colto ebbe sempre unatteggiamento scettico al riguardo. All’uomo etrusco e alla sua volontà non era riconosciuta alcunaautonomia; gli dèi davano i segni del loro volere, all’uomo stava di interpretarli. GLOSSARIO Apuleio - Scrittore, nato verso il 125 d.C. a Madaura, antica città romana sita nell’attuale Algeria. Fu versato in ogni campo, dalle scienze naturali all’astronomia, dalla medicina alla musica. Morì a Cartagine. La sua opera più famosa è costituita dalle Metamorfosi, in XI libri, che narravano delle avventure del giovane Lucio, dapprima trasformato in asino e poi ritornato uomo. Aruspicina,scienza - Con questo vocabolo s’intende designare l’intero complesso della materia compresa nella “discipli- na etrusca”, anche se essa era in origine connessa a un particolare settore delle pratiche divinatorie, la lettura dei visceri degli animali sacrificati. Caco - Mitico gigante noto, a Roma, come avversario di Ercole; nel mondo etrusco, tuttavia, Caco non ha nessun rapporto col semidio. Cecina, Aulo - Autore volterrano del I sec. a.C. da cui attinse Seneca per le Naturales Quaestiones. Cicerone, Marco Tullio - Nato ad Arpino (FR) nel 106 a.C., fu il massimo oratore latino. Di lui abbiamo molte opere: De officiis, De legibus ecc. Morì a Formia (LT) nel 43 a.C., ucciso dai militi di Marco Antonio. Claudio - Imperatore romano della dinastia giulio-claudia, regnò dal 41 al 54 d.C. Viene descritto dalla tradizione come un uomo tranquillo, dedito agli studi. Oltre alle iniziative militari, conquistò la Britannia e incrementò il processo di colonizzazione. Ebbe una serie di mogli, tra le quali le più note risultano Messalina e Agrippina. Quest’ultima, madre di Nerone, uccise il marito (pare) con un piatto di funghi avvelenati, per insediare sul trono il figlio. Esoterismo - Vocabolo che indica il carattere esoterico di un insegnamento di una materia o di una fede, il fatto cioè che essi vadano indirizzati solo a un gruppo ristretto di discepoli o di fedeli ritenuti abbastanza maturi per venirne a conoscen- za. Plinio il Vecchio (Gaius Plinius Secundus) - Detto il Vecchio per distinguerlo dal nipote, Plinio il Giovane, (Gaius Plinius Caecilius Secundus). Nato a Como nel 23 d.C., morì nel 79 d.C. a Pompei durante l’eruzione del Vesuvio. Uomo politico e dotto, scrisse una Naturalis Historia giunta integra, che costituisce una delle nostre maggiori fonti per la conoscenza del mondo antico. Seneca, Lucio Anneo - Nato a Cordova alla fine del I sec. a.C., si dedicò agli studi filosofici e in particolare allo stoicismo. Le Naturales Quaestiones sono dedicate all’amico Lucilio e riguardano i fenomeni meteorici e celesti. Maestro di Nerone, venne da lui costretto al suicidio (65 d.C). Tacito, Cornelio - Scrittore di cui non conosciamo il luogo di nascita e di morte. Dovrebbe essere nato nel 54 d.C., l’anno di morte dell’imperatore Claudio. Degli Annales, la sua opera più nota, rimangono nove libri (e parti di ulteriori tre); essi concernono la storia imperiale romana dal 27 al 66 d.C. Tagètici, libri - Libri sacri etruschi attribuiti, dalla tradizione, a Tagète, fanciullo dall’aspetto senile per la sua saggezza, apparso all’improvviso dalla terra nell’agro di Tarquinia (VT), davanti a un contadino che arava. Fanno parte di questi libri i libri haruspicini, fulgurales, rituales, acherùntici. Vegònici, libri - Libri riguardanti l’ “etrusca disciplina” e, in particolare, la scienza dei fulmini e quella dei confini agresti, rivelati (secondo la leggenda) dalla ninfa Vego(n)ia ad Arunte Veltimno. BIBLIOGRAFIA
K.A. NEUGEBAUER, Der älteste Gladiatorentypus, in «Archäologische Anzeiger» 55, 1940, coll. 608-611;IDEM, Der älteste Gladiatorentypus, in «Berliner Museen» 61, 1940, p. 7 ss.;G. MAETZKE, Il nuovo tempio tuscanico di Fiesole, in «Studi Etruschi» XXIV (1955-56), pp. 227-253;R. HERBIG-E. SIMON, Götter und Dämonen der Etrusker, Mainz 1965;R.A. STACCIOLI, Modelli di edifici etrusco-italici, I: Modelli votivi, Firenze 1968;M. PALLOTTINO, Etruscologia, Milano 19686, p. 235 ss.;G.Q. GIGLIOLI, La religione degli etruschi, in P. TACCHI VENTURI, Storia delle religioni, Torino 1971, II, p. 539 ss.;ST. WEINSTOCK, Libri Fulgurales, in «Papers of the British School at Rome» 19 (1971), p. 122 ss.;J. HEURGON, Vita quotidiana degli Etruschi, Milano 19743, pp. 296-324;M. TORELLI, Elogia Tarquiniensia, Firenze 1975;R. BLOCH, Prodigi e divinazione nel mondo antico, Roma 1977, p. 27 ss;M. CRISTOFANI, Etruschi. Cultura e società, Novara 1979, pp. 91 ss.;P. BOCCI PACINI, La stipe della fonte veneziana ad Arezzo, in «Studi Etruschi» XLVIII (1980), pp. 73-91;A. ROMUALDI, Catalogo del deposito di Brolio in Val di Chiana, Roma, 1981;A. MAGGIANI, Qualche osservazione sul fegato di Piacenza, in «Studi Etruschi» L (1982), pp. 53-88;IDEM, Mantica oracolare in Etruria: litobolia e sortilegio, in «Rivista di Archeologia» 18, 1984, pp. 68-78;P. BOCCI PACINI, Alcuni bronzetti arcaici della Fonte veneziana,in Studi in onore di G. Maetzke, vol. I, Firenze 1984, pp. 119-123;A. MAGGIANI-E. SIMON, Il pensiero scientifico e religioso, in AA.VV., Gli Etruschi. Una nuova immagine, Firenze 1984, pp. 136-167;AA.VV. (a cura di G. COLONNA), Santuari d’Etruria (Catalogo della mostra, Firenze 1985), Milano 1985;M. CRISTOFANI (a cura di), Dizionario della civiltà etrusca, Firenze 1985, pp. 241-243, s.v. “religione” (A. MAGGIANI);M. TORELLI, La religione, in Rasenna, Milano 1986, pp. 157-237;G. MILLEMACI, Il deposito votivo della Vignaccia a Caere. Le divinità di culto, in «Atti e memorie dell’Accademia Toscanadi scienze e lettere ‘La Colombaria’», LXII, 1997, pp. 11-61. DIDASCALIE DELLE DIAPOSITIVE Fegato di Piacenza Prov.: Settimo (PC) Datazione: II sec. a.C.
E’ il modello in bronzo di un fegato ovino, la cui superficie, secondo la pratica dell’aruspicina, è statasuddivisa in riquadri, ciascuno pertinente a una divinità, determinata da iscrizione. Chimera Prov.: Arezzo Datazione: inizi del IV sec. a.C.
Scoperta ad Arezzo nel 1553, rappresenta un animale “fantastico” costituito da tre parti: un leone conla coda che termina a testa di serpente e la testa di una capra innestata sul dorso. Rinvenuta durante lacostruzione della cinta muraria medicea, venne subito portata a Firenze e collocata nella sala Leone Xdi Palazzo Vecchio. La Chimera doveva probabilmente far parte di un gruppo che la rappresentavamentre Bellerofonte, a cavallo di Pegaso, le infliggeva il colpo mortale. Le branche sinistre e la codaserpentina sono di restauro. Sulla branca anteriore destra si legge l’iscrizione “Tinscvil” (‘dono votivo
a Tinia’ oppure, secondo altri studiosi, semplicemente ‘dono votivo’).
Museo Archeologico di Firenze, piano I, Sala XIV
Bronzetti di Iuno Sòspita e di Hercle Datazione: 500-470 a.C. (Iuno); fine VI sec. a.C. (Hercle)
La dea Uni-Iuno, armata, è in atto di avanzare contro un avversario. Indossa un corto chitone copertoda un mantello; sulla testa reca una pelle di capra. Hercle è invece raffigurato come eroe cacciatore,con un cerbiatto trattenuto per le zampe anteriori con la mano sinistra. Indossa una corta tunica, coper-ta da una pelle di leone (la leontè), che forma una sorta di cappuccio sulla sua testa.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Minerva Prov.: Arezzo Datazione: copia romana (I sec. d.C.) da originale del 340-330 a.C.
Rinvenuta casualmente nel 1541 ad Arezzo, vicino alla Chiesa di San Lorenzo, fu in seguito acquisitada Cosimo I de’ Medici. Entrata a far parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi, dal 1853 fuesposta nel Museo Archeologico di Firenze (ancora conservato, peraltro, agli Uffizi fino al 1871). Ladea viene raffigurata con gli attributi tipici della sua funzione di patrona della guerra: armata dell’elmocorinzio, dell’egida con gorgonèion e probabilmente di una lancia nella mano destra. Sottoposta giànel XVI sec. a interventi di restauro con filologiche integrazioni in gesso dipinto, la scultura non haancora una sicura attribuzione: si tratta forse di un esempio originale, o ben più probabilmente di unacopia romana (I sec. d.C.), di una variante ellenistica di una statua prassitelica databile al 340-330 a.C. (la cosiddetta “Atena di Mantinea”).
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Bronzetto di Menerva Prov.: Fermo (AP) Datazione: metà del V sec. a.C.
La dea è raffigurata in atto di combattimento, con elmo, lancia (perduta) e scudo.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Specchio in bronzo Prov.: Populonia (LI) Datazione: metà del V sec. a.C.
Vi è raffigurata, incisa, una scena di duello: il guerriero di sinistra, con elmo, è Laran, dio etrusco dellaguerra, che sta per colpire Celsclan (pronuncia Chelsclan), figlio della dea-madre Cel (Chel), il qualesolleva un macigno contro di lui.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XII, vetrina B, inv. 79283. Il cosiddetto “Marte di Todi” Prov.: dal santuario di Monte Santo a Todi (PG) Datazione: fine V - inizi IV sec. a.C.
La grande statua di bronzo fu offerta alla divinità da un nobile guerriero come dichiarato nell’iscrizio-ne , in lingua umbra ma in alfabeto etrusco, incisa su una lamella della corazza. Bronzetto di Laran Datazione: metà del V sec. a.C.
La statua rappresenta un guerriero in posizione d’attacco, resa con il braccio destro nell’atto di brandi-re un’arma (perduta) mentre con il sinistro sostiene uno scudo. Indossa una corta tunica coperta da unacorazza; le gambe sono protette da schinieri e in testa ha un elmo fornito di paragnàtidi, atte a proteg-gere le guance. Il tipo dell’oplita attaccante, d’origine greca, compare nella bronzistica votiva etruscadal 550-520 a.C., mentre statuette di medie dimensioni (h. 33 cm.) come questa risultano caratteristi-che dell’Etruria tardo-arcaica a partire dal 520 a.C.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Bronzetto femminile, c.d. “Proserpina” Datazione: seconda metà del V sec. a.C.
La dea porta un chitone e un mantello, ai piedi indossa alti calzari. Nella mano sinistra tiene unamelagrana.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Frammento superiore sinistro di modellino templare Prov.: Orvieto (TR), loc. Vigna Grande (rinv. 1932) Datazione: V sec. a.C.
Rappresenta la riproduzione di un pezzo della parte superiore di un tempio etrusco.
Museo Archeologico di Firenze, non esposto. Frammenti di cornice di frontone
Risulta difficile datare i due reperti in quanto il motivo decorativo è tipico dell’arte etrusca dal VI-Vsecc. a.C. al III-II secc. a.C.
Museo Archeologico di Firenze, non esposto. Tempio cosiddetto “Ara della Regina” Prov.: Tarquinia (VT) Datazione: IV-III sec. a.C.
Lastra frontonale in terracotta che raffigura due cavalli alati, aggiogati al carro di un dio.
Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia. Lamina plumbea Prov.: Magliano (GR) Datazione: V sec. a.C.
Laminetta di forma lenticolare, incisa sulle due facce con un’iscrizione etrusca disposta a spirale erelativa a disposizioni cultuali per i riti in onore delle principali divinità.
Museo Archeologico di Firenze, non esposto. 14 a-b) Terrecotte anatomiche
Datazione: età ellenistica (IV-I secc. a.C.)
Dedicate alle divinità salutari e rinvenute in stipi votive, costituivano ex-voto offerti in ringraziamentodi un’avvenuta guarigione dell’arto o dell’organo rappresentato.
Museo Archeologico di Firenze, non visibili. Bronzetto virile di “guerriero” Datazione: ultimo quarto del VII sec. a.C.
La statuetta raffigura un guerriero con indosso un perizoma assai sollevato. Nella mano destra portauna lancia di restauro moderno. Appartiene, quindi, alla serie più antica di statuette raffiguranti guer-rieri.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Bronzetto di figura femminile di “velata” Datazione: ultimo quarto del VII sec. a.C.
La figurina, completamente avvolta in un mantello, ha una lunga treccia di capelli che scende su tuttala lunghezza della schiena. Nella mano sinistra porta la sua offerta: un kyathos, cioè un piccolo vasoutilizzato per attingere.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Bronzetto di bovide Datazione: fine VII -inizio VI secc. a.C.
Bronzetti raffiguranti animali, in particolare bovidi, ma anche suini, ovini, galli sostituiscono, nell’in-tenzione del dedicante, l’offerta in natura. Essi esprimono, assieme alle statuette dei guerrieri e delledonne velate, l’immagine di una società nella quale l’attività bellica, quella cultuale e quella agricolasono le componenti fondamentali.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Bronzetto virile Prov.: Isola di Fano - Fossombrone (PS) Datazione: 480 a.C.
La statuetta raffigura probabilmente un personaggio di alto rango, un magistrato oppure un sacerdote;nella mano destra tiene infatti un particolare scettro, forse un lituo, insegna del potere politico-religio-so.
Museo Archeologico di Firenze, piano I, sala XIV. Specchio bronzeo Prov.: Vulci Datazione: fine del V sec. a.C.
Nel tondo l’indovino Calcante, individuato nell’iscrizione, esamina i visceri di un animale sacrificato. La superficie riflettente era sul lato opposto. GLOSSARIO Ègida - La pelle della capra Amaltea, che allattò Zeus neonato: secondo il mito, indossarla assicurava invulnerabilità. Ciclostilato a cura della Sezione Didattica della Soprintendenza Archeologica per la Toscana, Viadella Pergola 65, Firenze
La scheda 4 è dedicata alla complessa religione etrusca e ne illustra gli aspetti teorici fondamen-
tali, dalla c.d. “etrusca disciplina” al suo carattere di religione rivelata. L’argomento, piuttosto impe-gnativo, dovrebbe risultare comunque più chiaro se costantemente integrato con i relativi percorsi diapprofondimento. Il percorso D 4-1 concerne la suddivisone rituale dello spazio celeste e la sua ripar-tizione fra le varie divinità, quindi affronta singolarmente la tipologia e l’iconografia dei principali dèietruschi. La loro immagine è raffigurata in numerosi materiali conservati al Museo Archeologico diFirenze: Uni (Giunone) è riprodotta in un bronzetto degli inizi del V secolo (piano I, sala XIV, vetrinaB, ripiano III) e compare nella scena mitologica incisa su uno specchio della fine del IV secolo (pianoI, sala XII, vetrina B, n. 4). Menerva (Minerva) è raffigurata nella celebre statua bronzea (piano I, salaXIV), rinvenuta ad Arezzo nel 1541, e in un bronzetto votivo della metà del V secolo (piano I, salaXIV, vetrina A, ripiano IV); mentre al dio della guerra, Laran, si rifà probabilmente l’iconografia di unbronzetto dello stesso periodo raffigurante un guerriero in atteggiamento di attacco (piano I, sala XIV,teca n. 9). La sua immagine, inoltre, è riprodotta su uno specchio bronzeo che reca inciso, tra l’altro, ilnome del dio (piano I, sala XII, vetrina B).
Anche l’eroe divinizzato Hercle (Eracle) compare sullo specchio citato che raffigura la dea Uni in
atto di allattarlo, rituale che ne consacra l’essenza divina (piano I, sala XII, vetrina B, n. 4); il suoaspetto di eroe-cacciatore è invece riprodotto in diversi bronzetti (piano I, sala XIV, vetrine A e F).
Infine, l’iconografia di Phersipnai, divinità degli Inferi (Persefone), è forse da riconoscersi in un
altro bronzetto databile alla metà del V secolo, raffigurante la dea recante una melagrana nella sinistra(piano I, sala XIV).
Il percorso di approfondimento D 4-2 affronta altre importanti tematiche del mondo religioso
etrusco: gli edifici templari, le stipi votive, la classe sacerdotale e la scienza divinatoria. Per quantoriguarda il tempio, si consiglia di consultare anche l’itinerario archeologico L’antica città di Fiesole,dove è puntualmente illustrato l’edificio sacro della città fiesolana, l’unico esempio di architetturaetrusca nel quale sia conservata una parte dell’alzato. Il rituale del sacrificio etrusco è invece raffigu-rato ad incisione su una situla d’argento dorato proveniente da Chiusi (SI) e visibile al piano terrenodel Museo Archeologico (sala III, inv. 233).
Al primo piano del Museo sono esposte numerose statue e statuette in bronzo offerte in dono dai
devoti alle divinità nei santuari (sala XIV). Nel corso della visita, grazie a questi materiali l’insegnantepuò affrontare anche l’argomento dell’iconografia delle divinità etrusche (v. sopra), o quelli dell’abbi-gliamento maschile e femminile (v. percorso di approfondimento D 2-4), delle armi (v. D 2-6), ecc. Inparticolare, il bronzetto inv. 72725 (sala XIV) raffigura probabilmente un sacerdote, munito del carat-teristico lituo.
L’ultimo percorso di approfondimento, D 4-3, è interamente dedicato alla statua bronzea della
Minerva di Arezzo (piano I, sala XIV).
Clinical Science (2002) 103 , 345–346 (Printed in Great Britain) Fuad LECHIN*, Bertha VAN DER DIJS* and Alex E. LECHIN† *Instituto de Medicina Experimental, Universidad Central de Venezuela, Apartado 80.983, Caracas 1080-A, Venezuela, and †Department of Clinical Sciences, University of Houston, 4800 Calhoun, Houston, TX 77204, U.S.A. We read with great interest the review article by S
Hum. Psychopharmacol Clin Exp 2007; 22: 217–222. Published online 13 April 2007 in Wiley InterScience(www.interscience.wiley.com) DOI: 10.1002/hup.842Metabolic differences between Asian and Caucasian patientson clozapine treatmentMythily Subramaniam1*, Chee Ng2, Siow-Ann Chong1, Rathi Mahendran1, Tim Lambert2,Elaine Pek1 and Chan Yiong Huak31Institute of Mental Health and Woodbridge Hospital,