Microsoft word - galimberti - se un filosofo ti prende in cura

U. Galimberti (La repubblica) Mercoledì 15 Dicembre 2004 Le nostre sofferenze psichiche, i nostri disagi esistenziali dipendono sempre da con-flitti interni, da traumi remoti, da coazioni a ripetere esperienze antiche e in noi con-solidate come vuole la psicanalisi, o qualche volta, e magari il più delle volte, dipendonodalla nostra visione del mondo troppo angusta, troppo sclerotizzata, troppo irriflessaper consentirci da un lato di comprendere il mondo in cui viviamo e dall'altro per repe-rire un senso per la nostra esistenza e quindi delle buone ragioni per vivere in accordocon noi stessi?Se questa seconda ipotesi è vera, perché non prendere in considerazione una "terapiadelle idee"? Alla mente le idee piacciono, anzi la mente ne ha dì continuo bisogno, nechiede di fresche, non per ritardare il declino delle funzioni cerebrali, visto che le i-dee non sono semplici vitamine o utili integratori, ma per comprendere e. se è il caso,cambiare il nostro modo di essere al mondo che le idee determinano e condizionano.
Ma chi si prende cura delle idee oggi che le chiese sono deserte, gli insegnamenti filo-sofici si sono ritirati nella quiete delle aule accademiche, le pratiche psicoanalitichehanno perso il loro referente, ossia la realtà ,dal cui esame si individua per sco-stamento la nevrosi?Senza religione, senza filosofia, senza psicoanalisi, a trarre profitto è l'industria far-maceutica che seda l'anima e riduce l'inquietudine dell'individuo. " Un'inquietudine cheha cambiato forma. Non più generata dal conflitto inferiore tra passioni e ragione che,su larga o su piccola scala, era stato il campo di gioco dei riti religiosi e delle cure psi-coanalitiche, il conflitto tra la propria visione del mondo e il modo in cui oggi accade ilmondo. Un mondo che consegna all'individuo il senso della sua radicale impotenza.
Infatti cos'è mai la mia vita e la mia realtà se la prima non è più scandita dalle dinami-che della mia esistenza e la seconda da quello spessore stabile e concreto su cui finoraera possibile misurarsi, se l'una e l'altra si sono dissolte e volatilizzate in quegli unicimisuratori di tutte le misure che sono la giovinezza, la bellezza, il successo, il denaro,i nuovi valori da vendere? È collassata la realtà come la tradizione ce l'aveva fatta co-noscere e la nostra mente, che nella realtà aveva la sua misura sia per il suo equilibrio,sia per il suo squilibrio, non ha più referente. Il lettino psicoanalitico, ultima metaforadel raccoglimento prima religioso e poi filosofico, è vuoto, e le parole che giungono allespalle degli ultimi pazienti ancora sdraiati sono parole fuori dal mondo, perché vanno acercare l'origine del dolore esclusivamente nella patologia e nella biografia, mentreoggi sono la geografia e la storia a disanimare l’anima, a istillare sussulti d'angoscia.
L'individuo, nozione nata in Occidente con il concetto di anima, su cui l'Occidente hacostruito la sua cultura nella forma dei diritti e delle libertà individuali, non ha piùmolto senso se in gioco è l'indifferenza per la vita in generale, la sua sprecabilità, lasua inincidenza nell'andamento truculento del mondo. Il passato, in cui la psicoanalisifa ì suoi affondi per reperire le trame del disagio, è diventato così antiquato, diverso, quasi archeologico rispetto al presente, da non offrire nessuna chiave di lettura perriorientare l'anima nell'indecifrabilità dell'oggi, dove tutte le chiavi di lettura si sonoperse nel disordine del mondo.
Il futuro poi ci è stato semplicemente tolto, sia quello religioso perché dio è morto,sia quello laico perché la rivoluzione è impossibile, l'utopia è lontana, la scienza pro-gredisce in modo afinalizzato, spiazzando l'etica su cui avevamo costruito le nostreregole di condotta e conosciuto le nostre deroghe.
Il futuro-promessa, che alimentava in chiave religiosa la fede nella salvezza e in chia-ve scientifica il progresso, si è trasformato in futuro-minaccia, e anche l'ipotesi diFreud secondo cui la consapevolezza sarebbe subentrata e avrebbe preso il posto del-le forze scatenate e sconvolgenti dell'inconscio (scrive letteralmente Freud: «Dov'eral'es deve subentrare l'io. Questa è l'opera della civiltà») si è rivelato un sogno, unavuota profezia.
Per usare una metafora di Umberto Eco, questo può sembrare il discorso tipico degli"apocalittici", ma quale altro discorso è possibile se gli "integrati" hanno trovato il lororifugio tra i decerebrati a cui la televisione, lo stadio, la moda, lo shopping hanno for-nito gli opportuni strumenti di rimozione e di ottundimento di sé.
E chi si rifiuta di consegnarsi all’ottundimento, perché ancora dispone di una discretaconsapevolezza di sé, a chi si rivolge quando incontra non questo o quel dolore, intornoa cui si affollano le psicoterapie, ma quell'essenza del dolore che è l'irreperibilità diun senso? Qui le psicoterapie non servono perché non è "patologico", come si vorrebbefar credere, porsi domande, sottoporre a verifica le proprie idee, prendere in esamela propria visione del mondo per vedere quanto e' è di angusto, di ristretto, di fossiliz-zato, di rigido, di coatto, di inidoneo per affrontare i cambiamenti della propria vita ei mutamenti così rapidi e imprevisti del mondo.
Se non tutto il dolore è patologia, una risposta a questo genere di sofferenza e di di-sagio, meglio della psicoterapia, la può dare la filosofia, nata in Grecia nel V secolo a.
C. non solo come conoscenza, ma come pratica di vita. Tali erano le scuole filosofichegreche prima che la filosofia, amputando se stessa, si disinteressasse della vita e di-venisse solo conoscenza teorica, assestandosi su un terreno che oggi le scienze digiorno in giorno erodono.
Nessuno di noi abita il mondo, ma esclusivamente la propria visione del mondo. Enon è reperibile un senso della nostra esistenza se prima non perveniamo a una chiari-ficazione della nostra visione del mondo, responsabile del nostro modo di pensare e diagire, di gioire e di soffrire. Questa chiarificazione non è una faccenda di psi-coterapia. Chi chiede una consulenza filosofica non è "malato", è solo alla ricerca di unsenso. E dove è reperibile un senso, ansi il senso che ignorato, percorre la propria vitaa nostra insaputa se non in quelle proposte di senso in cui propriamente consiste la fi-losofia e la sua storia?Fu così che nel 1981 il filosofo tedesco Gerd Achenbach aprì in Germania il primo stu-dio di Consulenza filosofica, a cui seguì la fondazione di una Società per la pratica fi-losofica, divenuta poi internazionale per la sua diffusione in Olanda, Francia, Stati U- niti, Israele. Nel 1999 sorge anche in Italia l'Associazione Italiana di counseling filo-sofico, si traducono i libri di Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica (Einau-di) e di Lou Marinoff, Platone è meglio del Prozac e Le pillole di Aristotele (Piem-me)che avvicinano il grande pubblico alla figura del filosofo che si occupa degli individuisenza proporsi come "terapeuta".
Nei 2003 la Facoltà di Scienza della formazione dell'università di Catania promuove ilprimo Convegno di studi sulle pratiche filosofiche, mentre l'università di Venezia haallestito un primo corso entro un più generale progetto sulle pratiche filosofiche cheprevede anche l'istituzione di un master sulla materia. L'ospedale torinese Le Moli-nette ha affiancato un consulente filosofico allo psicologo in uno sportello d'ascoltoper i propri dipendenti, mentre il Quartiere 4 del Comune di Firenze ha istituito unservizio pubblico di consulenza filosofica come ampliamento dell'offerta di servizi so-ciali ai cittadini.
A questo punto serviva una letteratura sulla consulenza filosofica un po’ più seria diquella diffusa al grande pubblico dai libri di Marinoff. E a ciò hanno provveduto l'edi-tore Bruno Mondadori con la pubblicazione del libro di Romano Madera e Luigi VeroTarca, La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche, e in ma-niera sistematica l’editrice Apogeo che mi ha affidato la direzione di una collana diPratiche filosofiche di cui in questi giorni sono usciti i primi tre volumi di Gerd Achen-bach - La consulenza filosofica -, di Ran Lahav - Comprendere la vita - e di Neri Polla-stri - Il pensiero e la vita - che è la guida più completa, oggi esistente, alla consulenzae alle pratiche filosofiche, di cui consiglio vivamente la lettura a quanti sentono un "bi-sogno di filosofia" o si sono persuasi come ammonisce Piatone, che «una vita che nonmette se stessa alla prova, non è degna di essere vissuta».
Sarà per questo che Socrate diceva di sé: «Non faccio nient'altro che andare ingiro a persuadervi, giovani e vecchi, a capire che la vostra prima e maggiore preoccu-pazione non deve riguardare il vostro corpo o le vostre ricchezze ma la vostra anima, in modo che sia la più eccellente possibile».
Per chi ha simili aspirazioni, che sono poi le aspirazioni che dovrebbe avere ogni uomoche voglia essere all'altezza della sua natura pensante, l'incontro conia consulenza fi-losofica potrebbe essere l'occasione che lo differenzia, che lo porta all'altezza dellasua vita, nell'ottundimento del mondo.,

Source: http://www.associazioneitalianapsicologi.it/Testi%20usati/Galimberti%20-%20Se%20un%20filosofo%20ti%20prende%20in%20cura.pdf

Name of treatment regimen

University Hospitals/Ireland Cancer Center Sickle Cell Inpatient Treatment Guidelines Supportive Care Sickle Cell Guidelines • If patient is hypovolemic on admission, hydrate with Normal Saline @ 300 - 500 • If patient is euvolemic on admission or becomes euvolemic after hydration, hydrate with D5W1/2NS at 75-125 ml/hr continuously. Laboratory/Radiology All patient

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